Culture primitive
Culture primitive
Tylor afferma che non esistono popoli selvaggi, in quanto essi vivono al naturale e col solo obiettivo di soddisfare i propri bisogni fondamentali. Definisce queste società com 'culture primitive'.
Gli antropologi hanno scoperto che i popoli che sono etichettati come 'primitivi', non lo sono affatto, in quanto la loro società viene organizzata in modo non semplice. Questo divenne ancora più presente nello studio sui miti e sulle lingue condotto da Claude Lèvi-Strauss. Ha messo in luce la raffinatezza di questi e ha affermato che dietro i miti esiste una logica sorprendente. Infatti nei diversi miti ci sono delle caratteristiche che si ripetono.
Anche con lo studio delle lingue si arrivò a questa conclusione. Sono complesse e raffinate anche le lingue prive di scrittura. Per esempio una ricerca condotta sulla popolazione nativa nord-americana del Navajo, che utilizza solo verbi in diverse combinazioni. Questo popolo all'apparenza usava solo verbi, ma questi possedevano decine di forme verbali che indicavano le diverse specificazioni all'azione.
Secondo l'antropologia non esistono neanche civiltà semplici o civiltà complesse. Un esempio di questo è la popolazione dei Dogon in Mali, presa in esaminazione da Marcel Griaule. All'inizio si pensava che le case dei diversi villaggi in cui la società si sviluppava fossero disposte in ordine casuale. Approfondendo si scoprì che in verità la disposizione rappresentava il corpo umano e che ogni elemento architettonico aveva un significato.
In conclusione se l'umanità si sviluppasse attraverso una serie di tappe obbligate, i popoli che vivono di caccia e raccolta sarebbero spontaneamente passati a nuove strategie di sopravvivenza come l'agricoltura. Sono stati invece i contatti con altre civiltà che hanno avviato processi di trasformazione, spesso non indolori.
L'antropologia è una scienza che mette in discussione qualunque forma di superiorità di una cultura su un'altra.
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