Il pensiero magico

Il pensiero magico

Che cos'è la magia?

La magia è la credenza nel potere del gesto e della parola. Le arti magiche comprendono formule verbali, invocazioni e pratiche con le quali si crede di poter influenzare gli eventi futuri.
La cultura popolare distingue la 'magia nera', distruttiva, dalla 'magia bianca', che ha scopi benefici. 
Inoltre si distingue la magia naturale dalla magia cerimoniale. La prima è l'antenata della scienza moderna, quindi trasforma la natura utilizzando le sue leggi; la seconda, invece, si prefigge di ottenere scopi benefici o malefici ricorrendo a varie pratiche, come ripetere formule verbali più volte.

Le 'parole magiche'

Le arti pratiche utilizzano un repertorio lessicale molto vasto, oggi codesti termini si utilizzano come sinonimi, ma ciascuna parola ha un significato molto più profondo.
Il termine 'magia', in origine, indicava la sapienza dei Magi persiani (sacerdoti che hanno portato nella religione persiana element ebraici, greci, babilonesi), esperti nelle arti occulte e capaci di dominare le forze naturali. Oggi invece si indica l'attuare di un arte misteriosa e segreta.
Il termine 'negromanzia' designa l'arte di predire il futuro interpretando gli eventi.
Il termine 'sortilegio' era una pratica divinatoria che si effettuava lanciando a terra dei bastoncini e interpretandone le modalità di caduta.
Il termine 'incantesimo' si riferisce all'attività di influire su un soggetto a distanza, addormentarlo o pietrificarlo.
Il termine 'malocchio' si riferisce all'influsso malefico esercitato dallo sguardo di persone che praticano attività magiche o diaboliche.
Nella cultura popolare il termine 'stregoneria' indica l'arte pericolosa di uomini e donne che praticano la magia nera. In antropologia lo 'stregone' è colui che può compiere magie benefiche o malefiche a vantaggio o danno della sua comunità.

Due interpretazioni della magia: Frazer ed Evans-Pritchard

Il punto di vista di Frazer

L'antropologo evoluzionista James Frazer nella sua opera Il ramo d'oro. Studio sulla magia e religione individua i due principi alla base della magia: il principio di similarità (il simile produce il simile) e il principio di contatto (le cose che sono state a contatto, continuano ad agire l'una sull'altra anche dopo che il contatto è cessato); che danno origine rispettivamente alla magia omeopatica e alla magia contagiosa, due rami della magia simpatica che si basa sulla 'segreta simpatia' che rende possibili azioni a distanza fra le cose.
La magia secondo Frazer è alla base delle scienze moderne, perché se questi due principi vengono applicati legittimamente producono scienza, ma se vengono applicati in modo scorretto producono magia.

La spiegazione di Evans-Pritchard

L'antropologo Edward Evans-Pritchard partecipò a 3 spedizioni nel regno delle Azande, di cui voleva capirne il tipo di magia. Nella suo opera Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande descrive la cultura del popolo. L'antropologo riuscì a comprenderne le varie sfaccettature perché imparò la lingua locale ed entrò in contatto con loro. Questo gli permise di darne un'interpretazione non semplicistica e molto innovativa del ruolo sociale svolto dalla magia.
Nel regno delle Azande il pensiero magico coesisteva con il ragionamento empirico, integrandolo da un punto di vista psicologico e sociale. La magia era rivolta alle persone e non mirava alla trasformazione della natura. Da questo punto di vista non bisogna più distinguere la magia bianca da quella nera ma la stregoneria dalla fattucchieria. La prima è opera innata di chi la pratica, mentre la seconda comprende le capacità che si apprendono e richiede tecniche tangibili e visibili. 
Con la magia la popolazione spiegava le disgrazie e le malattie.
Per Evans-Pritchard quindi la magia e la stregoneria sono realtà profondamente umane con cui ci si difende o si attaccano i nemici. Esse danno vita a un sistema di credenze e pratiche difficili da smontare perché provvisto di una logica interna che lo sostiene e lo giustifica.




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