Le origini della nostra specie

Le origini della nostra specie

Evoluzione organica ed evoluzione culturale

La cultura consiste in progressive esteriorizzazioni di potenzialità fisiche e mentali. Gli strumenti e le tecnologie, dai più semplici ai più elaborati, possono essere visti come "prolungamenti" esterni dell'intelligenza che aumentano la capacità di adattamento all'ambiente. Nell'ambito degli studi antropologici, si è ritenuto che l'evoluzione culturale, abbia seguito, l'evoluzione organica.
In virtù di un cervello molto più sviluppato di quello degli altri animali e degli stessi ominidi che lo avevano preceduto, Homo sapiens Sapiens, potè superare i limiti della propria costruzione fisica per crearsi una sorta di seconda natura culturale, fatta di tecniche materiali e simboliche che gli permisero di adattarsi agli ambienti. 

Andre Leroni-Gourhan, è stato il primo a cogliere l'importanza dei ritrovamenti africani di australopitechi e homo habilis. Nel suo libro, sostiene che l'evoluzione può essere compendiata nell'immagine di una serie di "liberazioni" successive: quella dell'intero corpo rispetto alla locomozione, del cervello rispetto alla maschera facciale. L'evento decisivo per il genere umano è raggiungere la stazione eretta, perché la liberazione della mano dai compiti di locomozione ha avuto come conseguenza l'emergere di comportamenti culturali: la fabbricazione di strumenti, la produzione di gesti comunicativi e l'elaborazione del linguaggio parlato.

Le nostre origini africane

Non si sanno le ragioni per cui il primo gruppo di migranti uscì dall'Africa e raggiunse il continente asiatico: forse furono spinti dalla necessità, rappresentata da un cambiamento climatico o da un'esuberanza demografica, forse dallo spirito di avventura. Quando l'Homo sapiens sapiens, detto anche uomo anatomicamente moderno, arrivò in Europa, 35.000 anni fa, incontrò i neanderthaliani, in quel momento unici abitanti del continente europeo, e ne provocò l'estinzione. Oggi l'idea di una comune origine africana dell'umanità non è più un'ipotesi ma un'accreditata teoria scientifica, merito di alcune ricerche genetiche seguite da Luigi Luca Cavalli Sforza. Grazie a lui oggi sappiamo che gli spostamenti e le migrazioni sono sempre stati presenti nella storia dell'umanità.
Il successo della specie a cui apparteniamo, di corporatura meno robusta rispetto ai suoi predecessori Homo erectus e Homo neandertalensis, più gracile nella struttura ossea e con una muscolatura meno sviluppata , si spiega con due parole: pensiero e linguaggio. Entrambi derivano dalla particolare struttura del cervello dell' Homo sapiens sapiens. Il cervello moderno ha un maggiore sviluppo di aree specializzate e di connessioni nervose, in particolare si distingue per la presenza dell'emisfero sinistro di due aree responsabili del pensiero e del linguaggio: area di Wernicke che controlla la comprensione dei significati e l'area di Broca che produce il linguaggio. I primi ominidi possedevano dei sistemi di comunicazione gestuale, perché non sapevano parlare.

Una 'bella differenza'

L'umanità è complessa ma allo stesso tempo affascinante in quanto da un parte siamo tutti paresti, dato che proveniamo dagli antichi abitanti dell'Africa, dall'altra parte siamo tutti diversi, infatti rappresentiamo una grande varietà di differenze somatiche e culturali derivanti dal fatto che ognuno di noi si è adattato a condizioni climatiche ambientali diverse. Quindi la specie umana può essere identificata come unica specie, data la sua provenienza comune dall'Africa.
Molto importante è sostenere l'uguaglianza di tutti gli esseri umani, quindi riconoscere a tutti gli stessi diritti, ma anche dare molta importanza alle differenze non vedendole come una discriminazione ma come una ricchezza che deve essere protetta e valorizzata. 

Una teoria pseudoscientifica

Il razzismo è l'insieme delle teorie che supportano e legittimano la discriminazione da una razza superiore nei confronti di una razza inferiore. Il razzismo è un fenomeno presenta dall'età moderna in poi che iniziò dall'uomo europeo che con i viaggi di esplorazione scoprì essere umani estranei alla loro conoscenza. Fu infatti una viaggiatore e medico francese ad utilizzare per la prima volta il termine 'razza' con il quale intendeva indicare un raggruppamento umano distinto dagli altri.
Nel periodo dell'illuminismo le razze vennero classificate da diversi scienziati come Linneo, Buffon e Blumenbach, che nonostante credessero nella monogenesi, che sostiene la fondamentale unità del genere umano suddivisero l'umanità in base al colore della pelle. 
Solo nel XIX ci fu la prima teoria razzista, Joseph Arthur Gobineau sosteneva che esistesse una razza superiore quella bianca o pura che non poteva mescolarsi con una razza inferiore come quella nera. 
Oggi sappiamo che le classificazioni della specie umana basate su tratti esteriori sono scientificamente inesistenti, infatti i diversi caratteri esteriori non sono distribuiti in modo omogeneo fra le popolazioni, questo rende impossibile qualunque raggruppamento.

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